Vanessa, il fidanzato crolla: l'ha strangolata per gelosia

«Non è stato un litigio familiare, è uscita da casa senza fare più ritorno, vi prego aiutateci». Per due giorni Giovanni Scialfa ha postato questo messaggio su Facebook assieme alle foto sorridenti della figlia Vanessa, 20 anni; e in migliaia sul web si erano mobilitati per lei, accogliendo quell’appello disperato e rilanciandolo. Ma Vanessa non era uscita di casa ed è morta proprio a causa di un litigio, e con l’uomo che amava e che è diventato il suo carnefice. Il corpo della giovane è stato trovato nella tarda mattinata di ieri in fondo a un burrone sovrastato da un cavalcavia, sulla strada che da Enna porta a Caltanissetta, nei pressi della vecchia miniera di Pasquasia. Uccisa non lì ma in casa sua, dove avrebbe dovuto sentirsi più protetta. Lo ha ammesso in un lungo interrogatorio il fidanzato Francesco Lo Presti, 34 anni. Per lui, ieri sera, è scattato il fermo con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere.

L’avrebbe strangolata, poi avrebbe caricato il corpo sulla sua auto percorrendo poi una ventina di chilometri della statale 117 bis, fino a quel cavalcavia vicino alla vecchia miniera abbandonata; da lì avrebbe gettato nel vuoto il corpo della donna che diceva di amare. «Era avvolto in un lenzuolo - ha rivelato il questore di Enna Salvo Patanè - sembrava in un sudario». Una brutta e triste storia, quella della fine di Vanessa Scialfa, che non è stata ancora scritta del tutto dagli inquirenti perché devono essere ancora chiariti i motivi esatti della sua uccisione. A Enna dicono che era la gelosia il tarlo di quella coppia. La ragazza conviveva con Lo Presti da qualche mese e negli ultimi tempi c’erano stati frequenti litigi, pare proprio per l’asfissiante gelosia dell’uomo; martedì scorso, come aveva ammesso lui stesso dopo la denuncia di scomparsa fatta dai genitori di Vanessa, c’era stato l’ultimo.

Gli investigatori, insospettiti, tenevano d’occhio Lo Presti e, peraltro, pare che già fosse sotto controllo per un’altra inchiesta. Lui però continuava a fornire la stessa versione: «Abbiamo avuto una discussione, ma poi è uscita di casa perché doveva andare a un colloquio di lavoro». Ieri mattina è stato nuovamente convocato in questura perché molte delle cose che raccontava non erano chiare. A casa, infatti, erano rimasti il portafogli e perfino il telefonino di Vanessa, oggetto da cui non si separava mai. Dopo dodici ore, è crollato e ha ammesso l’omicidio, portando lui stesso gli investigatori sotto il cavalcavia. Non è escluso, dicono alla polizia, che per far sparire il cadavere Lo Presti possa essere stato aiutato da qualcuno.

Quando ancora la notizia del fermo non era stata diffusa, il padre della ragazza era già certo che era stato lui ad ucciderla: «Datemelo tra le mani che lo ammazzo - urlava all’uscita del piccolo obitorio nel cimitero di Enna - lo avevo accolto in famiglia perchè pensavo che fosse un bravo ragazzo, come si fa a uccidere una ragazza per uno stupido litigio?».

Vanessa era la più piccola di sei figli di un geometra del comune. Fino alla scorsa estate era stata fidanzata con un giovane della sua età, poi il colpo di fulmine per quell’uomo molto più grande. «Era bella e si fidava sempre della gente, forse troppo - raccontano gli amici in attesa davanti al cimitero - ma da quando aveva conosciuto quell’uomo era cambiata. Lui era molto geloso e non voleva che frequentasse i suoi vecchi amici, l’aveva chiusa in casa». Una gelosia che era spesso fonte di litigi, come hanno confermato anche i vicini.
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