A detta del prof. Alessandro Martelli, direttore del Centro ricerche “Enea” di Bologna, ovvero l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ci resterebbero 24 mesi per salvare il salvabile: ma l’80% dei siciliani è senza piano di emergenza e rischia di non avere scampo se davvero arriverà il “Big One”.
«A breve, tra la Calabria e la Sicilia, potrebbe verificarsi un sisma distruttivo, di magnitudo 7,5. Un terremoto catastrofico, molto più forte di quello dell’Emilia o dell’Aquila, potrebbe colpire e distruggere il Sud Italia, nei prossimi mesi o entro due anni»
Un terremoto che dovrebbe superare i 7.5 gradi della scala Richter. Come sempre avviene in questi casi, la gente si divide: c’è chi crede alle nefaste previsioni del professor Martelli e chi parla di inutile allarmismo. Eppure lo studioso aveva previsto anche il terremoto in Emilia che poi effettivamente si è verificato.
L’Ingv nella persona del presidente Stefano Gresta, non condivide i timori del professor Martelli: «Si sta facendo allarmismo, e in qualche modo anche terrorismo approfittando dell’emotività del momento per fare pressione e accaparrarsi qualche centinaio di milioni di euro per la prevenzione sismica. Sappiamo che la Sicilia orientale è ad alto rischio sismico, ma lo sappiamo non perché ora sarebbe stato messo a punto un esperimento scientifico, ma da quello che ci dice la storia. Le previsioni attualmente hanno un margine di errore e di incertezza troppo ampio per poter essere utilizzate nella pratica. E chi ha fatto quelle previsioni non ha detto quanti falsi allarmi ha generato negli anni quello strumento, quante volte è stato previsto un evento che poi non si è verificato. E che facciamo, spostiamo milioni di persone per due anni e blocchiamo mezza Italia per un evento che magari poi non si verificherà?»
Non solo il Centro ricerche Enea, ma anche altri enti e recenti studi lanciano segnali inquietanti alla comunità scientifica italiana: i tempi sarebbero maturi per un violento terremoto tra la Sicilia e la Calabria. Sono di questo avviso l’Università di Trieste, l’Accademia russa delle Scienze e l’International Centre for Theoretical Physics. L’evento sismico potrebbe liberare molta più energia di quella prodotta dal terremoto del 2009 a L’Aquila.
Martelli ne è convinto e ribatte: «Qualcuno ci accusa di allarmismo, ma il nostro unico obiettivo è quello di aiutare la popolazione e cercare di dare un contributo per migliorare questo Paese, che rimane al momento incosciente di fronte a fatti concreti e poi piange per mesi quando arriva una catastrofe. Le istituzioni devono muoversi dalla loro inerzia in termini di Protezione Civile e va verificata una ricognizione strategica in termini di sicurezza ambientale, e fare una corretta campagna di informazione per la gente».
Già nel 1985 la Protezione Civile invitò le autorità siciliane a predisporre dei piani di emergenza per evitare la catastrofe che si sarebbe potuta abbattere nei successivi 15 anni. Nulla fu fatto all’epoca e nulla molto probabilmente si farà adesso. E se invece le previsioni di Martelli e degli altri studiosi fossero esatte? Il professor Stefano Gresta ha si sottolineato che quello strumento ha generato molti falsi allarmi ma non ha specificato se qualche volta ci ha preso! Non è per fare la disfattista ma, nella vita, mi hanno sempre insegnato che prevenire è meglio che curare.
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