Non sempre le notti ci regalano il meritato riposo: talvolta, soprattutto in condizioni di grave stress, incubi o risvegli confusionali rendono il sonno più che un ristoro un’esperienza negativa. Il mondo del sonno è estremamente affascinante, forse anche perché ancora molto misterioso: le parasonnie fanno parte di questo universo, turbandoci talvolta per la loro incomprensibilità.
Pare che una percentuale non trascurabile di persone abbia vissuto almeno una volta nella vita una delle esperienze più terrificanti tra quelle che possono offrire i disturbi del sonno: svegliarsi preda di una paralisi ipnagogica non deve essere proprio il massimo; peggio ancora se accompagnata da un’illusione ipnagogica, di quelle che in passato venivano attribuite a streghe e demoni dispettosi, accomodati nei pressi del letto del povero sventurato, quando non sul suo petto, ed intenzionati ad immobilizzarne non solo i movimenti ma anche il respiro.
Quello che accade è che il soggetto, in fase di addormentamento o di risveglio, sperimenti la totale immobilità dei muscoli e quindi l’impossibilità di compiere gesti volontari pur essendo cosciente: la sensazione, che può durare pochi istanti ma anche qualche minuto, è spesso accompagnata dall’impressione di soffocare e, in alcuni casi, da allucinazioni sonore e visive che possono prendere le fattezze che ciascuna cultura attribuisce al male, al diverso, al pericolo (e non a caso, qualcuno ha visto in molti “rapimenti alieni” lo zampino di allucinazioni notturne).
Una delle spiegazioni più recenti per questo affascinante e spaventoso fenomeno è stata proposta pochi anni fa: sostanzialmente si tratterebbe di una conseguenza legata allo stato di totale rilassamento in cui cadono molti muscoli del corpo durante la fase REM che, temporaneamente, andrebbe ad associarsi alla mente cosciente. Un po’ come se ci si svegliasse “a pezzi”, prima la mente, poi le braccia e le gambe: le cause per cui accade ciò vengono tendenzialmente individuate nello stress, nella mancanza di riposo e, in particolare, nei ritmi di sonno irregolari.
Forse il più conosciuto dei disturbi del sonno, sicuramente quello che è stato protagonista di più episodi cinematografici e letterari, è il sonnambulismo. Alcune persone si ritrovano a fare attività e movimenti semplici e normali durante la fase di sonno, chiaramente senza averne la minima consapevolezza. Generalmente si inizia ad essere sonnambuli da giovani – l’incidenza più alta è tra i bambini di età compresa tra i 7 e i 12 anni – ma con l’adolescenza le crisi tendono a passare; il disturbo può comparire anche in età adulta ma, in questo caso, è più spesso accompagnato da altri problemi di natura neurologica.
Un attacco di sonnambulismo generalmente si verifica durante le prime ore del sonno: la persona generalmente si siede sul letto ed inizia a compiere gesti ripetitivi e semplici, come quello di lavarsi e pettinarsi, per pochi minuti. Assai più raramente si assiste alle manifestazioni che hanno rese celebre il sonnambulismo, come la deambulazione notturna che, dalle pareti domestiche, condurrebbe il malcapitato fuori casa, magari a camminare sui tetti.
Una delle tante opere d'arte in cui il sonnambulismo ha una parte da protagonista: il capolavoro dell'espressionismo "Il gabinetto del dottor Caligari" del 1920
Il sonnambulismo è un disturbo e, in quanto tale, non viene curato farmacologicamente ma trattato anche soprattutto con un approccio psicologico: nel caso dei bambini e dei giovani, infatti, le cause vengono individuate principalmente nelle difficoltà legate alle difficoltà e alle tensioni legate all’adolescenza e all’infanzia.
Chi ha dei bambini, o ha visto crescere i propri figli, potrebbe conoscere i sintomi di questa strana e all’apparenza inquietante parasonnia: un vero e proprio terrore notturno, così come suggerisce lo stesso nome, che colpisce generalmente tra i due e i quattro anni di età, ma può arrivare anche a protrarsi fino agli esordi della pubertà. Il Pavor nocturnus è spaventoso soprattutto per i genitori che vengono richiamati da grida e pianti improvvisi che non riescono in alcun modo a placare: accade infatti che il bambino, nel cuore della notte, si sollevi nel letto ed inizi ad urlare, in modo del tutto inaspettato. L’aspetto che forse maggiormente turba chi assiste a questi momenti è, oltre all’impossibilità come detto di riuscire a calmare il bimbo, è il fatto che il piccolo spesso abbia gli occhi sbarrati ma senza vedere chi ha di fronte; in pratica fissa il vuoto. A queste manifestazioni più evidenti si associano spesso la tachicardia e la sudorazione eccessiva. Una crisi può arrivare a durare fino a mezz’ora, anche se tendenzialmente si risolve in pochi minuti, e naturalmente il giorno dopo il bambino avrà quasi sempre dimenticato ogni cosa.
Come per le altre parasonnie, le cause di questo comportamento non sono del tutto chiare: vista l’età di comparsa, si pensa che potrebbero essere messe in relazione con traumi, anche “piccoli” dal punto di vista di un adulto, ma non trascurabili per la particolare sensibilità del bambino. Anche lo stress e la febbre, insomma, possono portare ad un attacco di terrore notturno. Chiaramente il Pavor nocturnus necessita di attenzione medica soltanto nel caso in cui non si presenti in maniera sporadica ed occasionale, come del resto accade in genere: altrimenti provare a parlare al piccolo dolcemente è il solo modo per aiutarlo a ritrovare la calma.
fonte: fanpage.it