Se il cane è l’animale più fedele dell’uomo, lui è molto di più: il suo nome è Frankie ed è più attendibile di un medico e preciso quasi quanto un macchinario.
FIUTA IL TUMORE – Frankie infatti “sente” il tumore della tiroide e non sbaglia: ne indovina 9 su 10 e per esserne certo gli basta annusare un vasetto di urina.
LA STORIA - Attualmente è diventato oggetto di studio al congresso annuale dell’Endocrine Society, viene dall’Arkansas, Stati Uniti d’America: la cosa sorprendente è che se il soggetto è sano, Frankie annusa il vasetto d’urina e se ne va, mentre, nel caso contrario (dunque se riscontra un tumore alla tiroide) si stende a terra, così da far “capire” all’uomo il pericolo. Non è in assoluto il primo cane in grado di fiutare la malattia, ma è comunque straordinario. Intanto, contro alcune forme tumorali tumori, arriva la terapia intelligente ed è stata ideata da Antonio Iavarone, uno scienziato italiano emigrato negli Usa e autore della mappa genetica più completa mai realizzata per il glioblastoma o glioma, il tumore cerebrale più diffuso e aggressivo.
LA SCOPERTA DELLA MOLECOLA – Si tratta della molecola che riesce a neutralizzare la ‘droga’ dei tumori. Quest’ultima non esiste nell’organismo sano e viene generata dalla fusione di due proteine, causando il tumore e di essa il cancro ha un assoluto bisogno per crescere. I primi test sull’uomo sono descritti sulla rivista Clinical Cancer Research dal gruppo coordinato dall’italiano Antonio Iavarone, della Columbia University di New York. La ricerca è stata pubblicata sul ‘Cancer Clinical Research’ ed è firmato dal team di Iavarone, in forze alla Columbia University di New York con la moglie Anna Lasorella. Insieme da Roma hanno varcato l’Oceano nel 1999, suscitando clamore per aver denunciato un caso di nepotismo ai loro danni nella Capitale.
I risultati riguardano 2 pazienti affetti da glioblastoma recidivato e positivi alla mutazione bersaglio scoperta da Iavarone e signora: “Una condizione che funziona sul tumore come una droga – spiega lo scienziato beneventino all’Adnkronos Salute – Il cancro diventa dipendente dalla presenza continua e costante della molecola anomala prodotta dalla fusione dei 2 geni”, dunque colpirla significa combatterlo mirando al cuore. Al Dna malato.
“Abbiamo osservato che i pazienti rispondono particolarmente bene alla terapia con una molecola che blocca una delle 2 metà (Fgfr) della proteina di fusione, producendo un miglioramento clinico e la riduzione radiologica del tumore.
Le risposte cliniche sono durate 115 e 134 giorni rispettivamente”. Arrivando quindi a superare i 3 mesi. “Nello studio è stato anche rilevato che la proteina di fusione è presente una quota significativa dei 795 casi di glioma esaminati”, aggiunge Iavarone. Questo suggerisce che un farmaco intelligente ancora più preciso, per esempio in grado di bersagliare anche l’altra metà (Tacc) della molecola anomala, potrebbe avere “un impatto molto significativo”. Questi sono “in assoluto i primi risultati clinici mai pubblicati su una terapia sperimentale intelligente e personalizzata contro il glioblastoma”, sottolinea lo scienziato. E benché riguardino per ora 2 pazienti, confermano che “è possibile sperare di arrivare un giorno ad avere per questo tumore qualcosa di simile a quello che è stato il Glivec (imatinib) per le neoplasie del sangue: il primo farmaco su misura”. L’obiettivo finale, in altre parole, è “avere un ‘Glivec’ contro il cancro al cervello”.