Elisabetta è una dipendente dell’ipermercato Carrefur di San Sparate, dove lavorava da quattro anni con un contratto atipico.
In realtà bisogna parlare al passato visto che, appena comunicata la notizia della sua gravidanza il direttore del supermercato l’ha invitata a restare a casa, nonostante lei avesse un regolare certificato medico che garantiva la sua idoneità fisica al lavoro. Elisabetta racconta di essere stata bloccata fisicamente sulla porta dalle guardie giurate che non le permettevano di entrare ed, ora,lei che non ha una gravidanza a rischio è costretta a stare a casa mentre può e vuole lavorare.
Naturalmente, al danno si aggiunge la beffa, poiché, essendo rimasta a casa senza stipendio la ragazza non ha diritto ai sussidi visto che non raggiunge il minimo dei versamenti.
Ma Elisabetta è una donna combattiva e non si arrende, chiede giustizia per sé stessa e, soprattutto, per quel bimbo che ancora non è nato ma che merita di crescere in modo dignitoso.
Elisabetta considera un suo diritto quello di lavorare visto che “non sono a rischio, perché non dovrei lavorare fino a quando non mi spetterà di diritto la maternità? Accusano sempre noi giovani di non voler lavorare, di essere pigri e schizzinosi e soprattutto di non accontentarci, ma quando invece c’é chi vuole davvero farlo non gli viene data neanche la possibilità”.
E pensare che combatte per un posto di lavoro da 700 euro la mese per sistemare la merce sugli scaffali, a dimostrazione che i giovani di oggi non sono per niente Choosy, come dice la Fornero, ma hanno soltanto tante difficoltà da affrontare.