La
bufera giudiziaria che ha travolto la Regione Lazio ha costretto il governo ad imporre un vero e proprio decreto o anti-Fornito. I vitalizi, ovvero le rendite pensionistiche dei politici, scatteranno, o meglio dovrebbero scattare, solo al compimento dei 66 anni (come accade per gli italiani “meno famosi” già da 2 anni) e solo se un consigliere ha lavorato per almeno 10 anni in Regione. Addio pensione anche per Er Batman che alla Pisana ha lavorato per 7 anni. L'escamotage, però, non è piaciuto alla Casta. Già qualche settimana fa la Commissione parlamentare per le Questioni regionali presieduta dal leghista Davide Caparini ha bocciato il decreto legge del governo Monti che dovrebbe sottoporre gli atti delle Regioni alla
verifica della Corte dei Conti affidando alla magistratura contabile anche il controllo dei bilanci dei gruppi politici e delle assemblee degli eletti. A detta del relatore Luciano Pizzetti, democratico e bersaniano, quei controlli «comprimono eccessivamente la sfera di competenza propria delle autonomie regionali». E poco importa se servono a risollevare, almeno in parte la decaduta immagine dei consigli regionali dopo i recenti fatti di cronaca (oltre a Fiorito, non vanno dimenticati i
casi Zambetti e
Maruccio).E no, secondo Pizzetti quel via libera dei governanti «non è in grado di salvaguardare le proprie prerogative costituzionalmente riconosciute». Detto in altri termini, l'introduzione in corso d'opera del controllo della Corte dei Conti sugli Enti, la riduzione del numero dei consiglieri eletti e il taglio del vitalizio facile non s'ha da fare.
La Casta non si è data per vinta. E, come scrive oggi Sergio Rizzo sul Corriere, una volta che il dl è arrivato in Parlamento per la conversione in legge ha inserito una postilla che la salva. «E' stato sufficiente -scrive il Corsera- inserire alla fine della lettera “m” dell'articolo 2, quello che stabilisce i limiti minimi dei 66 anni di età e dei 10 anni di mandato, questa frase: “Le disposizioni di cui alla presente lettera non si applicano alle Regioni che abbiano abolito i vitalizi”». Ma va fatta un precisazione, dal momento che tutte le Regioni hanno formalmente abolito i vitalizi (tranne l'Emilia Romagna, che li ha soppressi definitivamente) che necessità c'era di inserire questa postilla? Semplice, la legge consente di sostituire i vitalizi con pensioni contributive. Ecco, dunque, spiegato il perché di quella frase che consente di «aggirare le regole più rigide che avrebbe voluto introdurre Monti, consentendo la corresponsione dell'assegno contributivo magari già a sessant'anni, o forse ancora prima, e con soli cinque anni di mandato anziché dieci. Saranno tutte libere di farlo». E così le Regioni potranno istituire delle pensioni contributive al posto dei vitalizi, senza limiti di età e mandato. Altro che 66 anni e 10 anni di mandato minimo.