Quello che conta è saper raccontare e presentare un piatto con abilità in modo da far venire l’acquolina in bocca a chi sta cercando in internet una specialità da preparare ad amici, mogli, mariti, fidanzati o fidanzate. Per iniziare valgono le cose dette nelle puntate precedenti. Se seguite con costanza e diligenza queste regole aiutano ad aumentare la visibilità della vostra creatura in rete e portano un numero crescente di click.
È importante darsi fin da subito un’identità ben definita. Sul web c’è chi propone ricette personali, o chi gestisce forum dove parlare dei propri cibi preferiti. Il consiglio è creare un proprio brand, un marchio che si caratterizzi il più possibile come unico (per il tema scelto, per l’estetica…). A quel punto è il momento di accendere il forno e la macchina fotografica.
La preparazione dei cibi da sola non basta. Servono anche immagini, possibilmente ad alta risoluzione (all’inizio uno smartphone può dare buoni risultati per attirare i navigatori distratti). Non dimenticare la lista precisa degli ingredienti. Poi condividete. Tutti i lavori devono essere diffusi su Facebook e Twitter (magari creando un profilo ad hoc così da personalizzare ancora di più il blog). Poi c’è Pinterest, il social network che sembra fatto apposta per i food blogger: se una foto piace è condivisa in men che non si dica.
Chi ha dimestichezza con programmi di montaggio (bastano anche i semplici Movie Maker o Pinnacle) può montare dei video (meglio se in Hd) per poi diffonderli su You Tube o Vimeo. Ricordandosi che il web 2.0 non è solo condivisione ma interazione: quindi interagire con i commentatori, mai snobbarli.
In Italia il numero di food blogger si aggira attorno ai 2300 ed è in continua espansione secondo Lo Spazio di Staximo da tempo cerca di monitorare il fenomeno online. L’espansione più impressionante è avvenuta tra il 2009 e il 2011: complice di questa ondata è stato anche il successo di Benedetta Parodi, che alla fine del 2008 lanciò Cotto e Mangiato.
In Italia di solo food blogging non si vive. O meglio, non ancora. Inserendo alcuni banner sul portale e accettando di fare pubblicità ai prodotti utilizzati, si potrebbe arrotondare lo stipendio (fino a 200 euro al mese) ma in Italia non esiste ancora il food blogger capace di avere entrate superiori ai mille euro mensili solamente grazie alle sponsorizzazioni. I vantaggi di un bravo narratore di cibo però non mancano. In genere le aziende regalano prodotti per la cucina e forniture di ingredienti ai blogger: in cambio chiedono di essere citate e recensite. Qualcuno si lascia tentare e per una fornitura di confetture o qualche etto di prosciutto è disposto a trasformare il suo blog in un raccoglitori di banner marchiati. Con il rischio che l’intero portale perda credibilità.
Tre storie di chi ce l’ha fatta
Giallo Zafferano è il sito di cucina più famoso d’Italia. Ha 400 mila utenti unici e 1,3 milioni di pagine visitate ogni giorno. L’ideatrice è Sonia Peronaci che oggi è a capo di una redazione a Milano che si occupa di programmare, preparare, fotografare e filmare le ricette caricate sul sito.
Il Cavoletto di Bruxelles di Sigrid Verbert, è un cult per gli internauti appassionati di cibo con oltre 10mila visite al giorno. Sigrid è belga ma è italiana d’adozione avendo sposato un nostro connazionale.
Labna è il blog di Manuel Kanah e Jasmine Guetta sul cibo kosher, preparato seguendo le regole alimentari della religione ebraica contenute nella Torah. Il sito è nato alla fine del 2009 e ha avuto grande successo: da pochi mesi i due hanno anche un programma di cucina su una radio.