Secondo gli psicologi la dipendenza affettiva è un'ossessione d’amore verso l’altro, piuttosto che una relazione sana e reciproca con l’altro. Anzi, sarebbe più corretto precisare che più che di amore si tratta di un “bisogno di possesso” dell’altro, talmente forte sino a dipenderne. In altri termini, lei fa dipendere dalla relazione totalizzante con l’altro “tutta” la sua esistenza. Il che si traduce in felicità, realizzazione di sé e persino ricerca della propria identità. Intanto si sente “viva” perché “ama” (e crede di essere amata) in modo ossessivo da quell’uomo. E così arriva a sacrificarsi per amore, annullandosi e facendo tutto ciò che è in suo potere pur di mantenere la relazione.
Le dipendenti affettive sono donne fragili, dall’autostima vacillante, ma che non vanno assolutamente colpevolizzate. Le origini della dipendenza affettiva vanno ricercate nella loro storia familiare: probabilmente sono figlie di un padre o una madre assente, reduci da esperienze infantili affettive deludenti, che hanno provocato uno spasmodico bisogno d’amore. Per questo motivo, si sentono perse se lui non c'è, temono l'abbandono e la solitudine, scambiano per affetto qualsiasi gesto provenga dall'altro (persino il più insignificante), e lo assecondano pur di non farlo scappare. In una parola, perdono l'autonomia offrendo il posto alla dipendenza. Senza di lui, temono di non valere nulla.
Nei casi più gravi, la dipendenza affettiva arriva ad invischiare la donna in rapporti dolorosi ch fanno del male, anche al livello fisico.
In questi casi non bisogna sottovalutare alcuni segnali:
- la mancanza di autonomia, di sentirsi intrappolate in una relazione che le costringe ad obbedire all’altro, pena la paura di essere lasciata;
- l’assenza di arricchimento psicologico e positivo che dovrebbe provenire da un normale scambio affettivo;
- il sentirsi impoverita, debole e infelice. Ogni giorno che passa. - Infine, il segnale più grave è la violenza, che è prima di tutto psicologica, e poi fisica;
Come uscire dalla dipendenza affettiva
Si parte dal confronto con le altre donne che aiuta a comprendere ciò che è sbagliato nel modo di relazionarsi all'altro. Se questo è caratterizzato dall’assenza di reciprocità, si concretizza nel fare tutto per l'altro senza ascoltare i propri reali desideri. Se ci si riconosce in questo profilo, si è pronte per compiere i primi passi per uscirne.
Il passo successivo sarà quello di comprendere che la propria dignità viene prima di ogni relazione. E che si vale anche se non si ha un uomo accanto. Se da sole non si riesce ad uscire dal circolo vizioso di dipendenza affettiva, non esitare a chiedere aiuto professionale ad uno psicoterapeuta, che condurrà la donna a ritrovare la propria autonomia, in grado di far vivere le proprie relazioni felici.
fonte: tgcom24.mediaset.it