La via Tiburtina era una delle vie consolari romane, che congiungeva Roma a Tibur (Tivoli). Fu fatta costruire dal console Marco Valerio Massimo attorno al 286 a.C., 467 a.U.c.. Per molto tempo partì dall'area del giardino di Piazza Vittorio, di fronte alla fontana monumentale detta Trofei di Mario: fu solo con la costruzione delle Mura Aureliane che il suo inizio venne fissato alla Porta Tiburtina.
In origine era la strada percorsa dai cittadini e/o soldati che visitavano o combattevano le popolazioni di Tibur (Tivoli). In seguito divenne la strada percorsa dalla nobiltà romana che villeggiava nelle splendide ville costruite proprio nella campagna circostante.
Nel 350 a.C. fu prolungata fino ai territori degli Equi - l'antichissima "Alba Fucens" e già nel 312 a.C., nella pianura ai margini nord/est del "Lacus Fucinus" dei Marsi "Cerfennia" quindi nel territorio dei Peligni, nel 303 a.C.: La strada fu usata per fini commerciali e per i controlli politici di Roma in queste zone facenti già parte della IV Regione di Roma. Fu elevata a strada "consolare" da Marco Valerio Massimo nel 286 a.C. - raccordandosi, dopo Cerfennia (Collarmele) tra il Mons Imeus ed il Monte Ventrino - Passo di Forca Caruso -, con la viabilità locale utilizzata dalle popolazioni Peligne, fino a "Corfinium" (Corfinio). La strada quindi conduce a Popoli - verso il mare Adriatico collegando Roma con Teate (odierna Chieti) e arrivando fino ad Ostia Aterni (l'odierna Pescara) in meno di 200 km attraverso l'Appennino. Il prolungamento fu inizialmente denominato via Valeria; successivamente l'intera via assunse il nome di Tiburtina Valeria.
A seguito delle opere di restauro tra il 48 ed il 49 d.C. del tratto tra Collarmele e Pescara da parte dell'imperatore Claudio, quest'ultima parte del percorso prese il nome di Claudia Valeria[1].
Ancora oggi collega Roma con Chieti e Pescara e prende il nome di Strada statale 5 Via Tiburtina Valeria.