Via Nazionale è una via di Roma che da Piazza della Repubblica conduce verso Piazza Venezia, fermandosi a largo Magnanapoli. Nel suo percorso attraversa i rioni di Castro Pretorio e Monti.
Dopo il trasferimento da Firenze a Roma della capitale del Regno d'Italia, il collegamento tra la Stazione Termini e il centro direzionale dell'epoca (via del Corso) fu tracciato seguendo il percorso del romano Vicus Longus, lungo la valle di San Vitale, attraverso una zona che era all'epoca pochissimo abitata, e i cui terreni erano stati acquistati dal monsignor de Merode proprio nella previsione di questo utilizzo[1]. Le prime strade urbanizzate in questa zona furono Via Torino, Via Firenze, Via Napoli e Via Modena, e per quest'area il nuovo Comune di Roma fece propria, già nel marzo 1871, la convenzione edilizia già stipulata tra lo Stato pontificio e il De Merode. L'urbanizzazione di questa zona fu quindi l'oggetto della prima convenzione urbanistica approvata a Roma dal nuovo Stato sabaudo. La prima parte dell'odierna via Nazionale, urbanizzata dal de Merode, si chiamò "Strada Nuova Pia" (la Strada Pia storica era l'attuale via XX Settembre, ricostruita e ampliata da Pio IV per creare una prospettiva scenografica tra Porta Pia e la residenza papale del Palazzo del Quirinale).
Fin dalla progettazione iniziale, via Nazionale fu pensata come un'arteria molto ampia, necessaria per creare un collegamento veloce e il più possibile rettilineo tra la stazione centrale della capitale e il Tevere, oltre il quale si prevedeva, già dal 1873, l'urbanizzazione intensiva dei Prati di Castello. Questa intenzione fu messa in pratica nel 1886, con la deliberazione di un secondo ampio tracciato tra Piazza Venezia e il fiume, che divenne il Corso Vittorio Emanuele II.
Lungo la nuova strada furono edificati, negli ultimi tre decenni dell'800, grandi alberghi nella parte iniziale, la Chiesa di San Paolo dentro le Mura (1880, prima chiesa cristiana non cattolica costruita a Roma dopo l’unità d’Italia), immobili d'abitazione destinati alla nuova borghesia della capitale, e anche edifici a destinazione pubblica come il Palazzo delle Esposizioni (1883), il Teatro Eliseo (1900), Palazzo Koch - sede della Banca d'Italia (1892).
I lavori per la costruzione e l'urbanizzazione della via Nazionale richiesero, fra l'altro, la demolizione del teatro Drammatico Nazionale e lo sbancamento della parte nord del giardino della Villa Aldobrandini, con la costruzione dell'attuale muro di contenimento. Nel corso di questi stessi lavori (1875) emersero le tracce della Porta Sanqualis attualmente visibili nell’aiuola centrale di largo Magnanapoli.
Alla fine dell'antica strada di San Vitale fu realizzato, all'inizio del Novecento (1902-1906), il traforo Umberto I, sotto la pendice orientale del Quirinale. L'opera, già prevista nel primo piano regolatore di Roma capitale del 1873, nel piano regolatore del 1909 doveva costituire l'ultimo tratto di una traversa (via Milano) che, tagliando via Nazionale all'altezza del Palazzo delle Esposizioni, fornisse un collegamento diretto tra il Laterano e il Parlamento (attraverso via del Tritone). Il progetto non fu poi realizzato, e via Milano si fermò alla confluenza con l'antica strada di San Lorenzo in Panisperna.