2 agosto 2013. 33 anni fa la strage di Bologna
Questo è uno di quegli eventi ricorrenti che non viene celebrato da un Google Doodle, che viene ricordato a stento e solo da alcuni, eppure fa parte – o meglio, dovrebbe far parte in maniera indelebile – della nostra storia e della nostra memoria collettiva. Una memoria collettiva che si perde, sia a lungo sia a breve termine, nel flusso delle notizie e della quotidianità, come un setaccio per la sabbia a maglie troppo larghe, quasi inesistenti, incapace di filtrare e trattenere persono le pietre.
La mattina di sabato 2 agosto 1980, alla stazione ferroviaria di Bologna, venne compiuto un atto terroristico.
Erano le 10.25 e si fermarono gli orologi.
La stazione di Bologna strabordava di turisti. Una valigia abbandonata nascondeva la loro fine: un ordigno di fabbricazione militare collegato ad un timer. Esplose alle 10.25, si fermarono gli orologi, crollò l’intera ala ovest dell’edificio.
Morirono 85 persone. Più di 200 furono i feriti e i mutilati.
Fra ipotesi, indagini, depistaggi, illazioni di ogni genere, si arrivò ad un processo e poi ad una condanna in Cassazione, 15 anni dopo, nel 1995: l’Associazione dei familiari delle vittime ebbe un ruolo fondamentale nel processo, e ce l’ha tutt’ora, nella memoria.
Vennero condannati gli esecutori materiali Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, neofascisti dei NAR (sempre autoproclamatisi innocenti). Licio Gelli (ben noto capo della loggia P2), Francesco Pazienza (ex agente dei servizi, SISMI), Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte (servizi segreti militari) furono condannati per depistaggio delle indagini. Ancora cinque anni dopo, nel 2000, vennero emesse condanne: a Massimo Carminati (estreminsta nero), a Federigo Mannucci Benincasa (ancora i servizi, SISMI di Firenze), Ivano Bongiovanni (legato alla destra estrema) per depistaggio. Luigi Ciavardini, infine, fu condannato per la strage a 30 anni. Nel 2007.
Ma i mandanti?
Capirete bene che è lecito chiederselo. Perché, altrimenti, illustri esponenti dei servizi italiani sarebbero intervenuti – la cosa è verità giudiziaria, conclamata – per depistare le indagini?
I mandanti, per la verità giudiziaria non ci sono. Non esistono. Perché non sono mai scoperti.
Sono eventuali.
I morti, però, quelli sono certi. Come è certo l’interessamento di figuri che a vario titolo rappresentavano le istituzioni (quelle palesi e quelle occulte) a far sì che le indagini sulla vicenda non trovassero la via.
I mandanti eventuali, in ogni caso, stanno (o sono stati) al sicuro, ben protetti. Magari ben in vista.
Fonte: http://www.blogo.it/
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